8 luglio 2009

Fra poco vedrò Mamma Roma, ennesimo film pasoliniano per l'esame di cinema

Pasolini non mi piace proprio; le inquadrature ai ragazzi di vita che stan lì solo per ridacchiare e recitare peggio della Arcuri mi irritano. Come la sua ostentata superiorità intellettuale da non-borghese, oppure il mettere tutte quelle nudità di bimbi nei suoi film.
Vabbè.
Nel '65 quel mito danese di Dreyer scrisse una sceneggiatura della Medea, che nelle sue intenzioni doveva essere filologicamente fedele a Euripide; l'avrebbe girata in Grecia, avrebbe introdotto il coro e la protagonista sarebbe stata la Callas, per la sua voce sovrumana, adatta a toccare le corde dell'abbandono e dell'esclusione. Pasolini riprende l'idea, gira in Siria-Turchia per riprodurre la Colchide e in Piazza dei Miracoli (Corinto); Medea è la stessa Callas, che colpisce coi suoi silenzi e le sue visioni. La sua Medea è ordunque una strega che parla con le divinità arcane della natura, una straniera sacerdotessa di riti barbarici e sanguinari, una innamorata ripudiata che lucidamente priva Giasone della sua discendenza; si è riconvertita al suo credo ancestrale e vorrebbe tornare a casa: così uccide "dolcemente" i suoi figli -oramai a lei estranei-, accoltellandoli mentre li culla, non appena si addormentano. Nulla così sarà più possibile per Giasone, ha perso tutto e non potrà neanche seppellire i bimbi, mentre vince in un tripudio di fuoco Medea (e anche il naso della Callas, ovunque).
Lars Von Trier, al contrario, riprende in mano la sceneggiatura del suo maestro, e crea una Medea cupa, allucinata, malefica, per esplorare il lato oscuro dell'uomo, il Male puro quando si impossessa di noi. E' la tragedia individuale di una donna, ma allo stesso tempo, paradossalmente, di un nuovo Cristo: come lui Medea si sacrifica atrocemente e flagella se stessa per compiere un progetto ineluttabile voluto da una divinità superiore (ed i richiami alla croce, alla crocefissione e al tacito consenso alla morte sono ovunque): vuole salvare i figli condannati al dolore. Questa Medea distrugge perchè ha amato troppo, ed il suo amore ora è odio; è una donna che non ci sta ad essere subordinata ai maschi e alle loro leggi, usa il veleno e l'inganno per arrivare ai suoi scopi. Quando rivede Giasone, si ricorda del passato, si placa: rivive con lui un attimo eterno di felicità, lo ama e lo odia insieme, all'estremo. Straziata impicca con le sue stesse mani i due figli, agghiacciando lo spettatore per la sua forza e la sua spietatezza, per le sue contraddizioni. Lars Von Trier per me è un genio, inquadrature mai banali, primi piani espressionistici, colore virato delle immagini per rendere ancora più sofferta la visione del dramma, ritmo lento in cui emerge la sacralità e la follia solenne della nera protagonista, scenografia straordinaria: come sfondo sceglie l'ambientazione nordica e spettrale delle ventose pianure danesi, ricche di acquitrini, paludi, e con quel mare placido che assolve Medea e la scioglie da ogni costrizione e dal maschio oppressivo: Medea per la prima volta può liberare finalmente i suoi capelli, che sono rosso sangue.

9 commenti:

g. ha detto...

Sta medea la voglio proprio vedere...ai tempi del liceo ricordo ne lessi la tragedia come classico greco ed era bellissima!!!

Serpico ha detto...

Lars Von Trier piace davvero tanto anche a me. Non che abbia visto chissà quanti suoi film (e questa sua Medea mi incuriosisce molto), ma basti citare Dogville affermando che mi ha folgorato. Certo, complice anche una Kidman non ancora impazzita.
La Kidman ce la vedrei un pò Medea, nella vita reale. Secondo me è pazza.

g. ha detto...

dogville diviene stupendo dopo i primi trenta/quaranta minuti noiosi!!!

Rin_ ha detto...

dogville è molto bello, però emotivamente il suo film che ho sentito maggiormente è "le onde del destino". Poi "dancer in the dark"..

sweety visto che yoko ono non è una donna inutile? La canzone di sottofondo al video montato su medea è sua. :-)

Rin_ ha detto...

dimenticavo di scrivere che la prima volta che mi son messo davanti alla medea di lars pensavo la qualità dell'immagine fosse pessima. Mi ha sconvolto leggere che era tutto voluto e che voleva che pure gli occhi dello spettatore soffrissero patendo insieme alla madre omicida.

E la scena dal secondo 32 al 58 è una delle mie scene d'amore preferite (nella versione allungata). Il viraggio del colore sublima la tipa oscura che riconosce da dietro il suo uomo, e nell'odio si ritrovano.
Deliri notturni dopo "Nosferatu"di herzog e l'ennesima visione, per rinfrescarmi la memoria, del BELLISSIMO "vivre sa vie" (annina! eheh).

Smy ha detto...

Ho imparato qualcosa anch'io dal tuo esame: che Pasolini era un pessimo regista, acclamato solo da chi "oh beh, io ho una cultura, mi guardo Pasolini".
Ricordo quando secondo la Cicca spiegarci la Medea era parlarci di Erica e Omar. E io mi chiedevo chi caspita fosse questa Medea.

Rin_ ha detto...

se mamma roma fosse stato diretto da de sica avrei probabilmente pianto tutto il tempo. Sarà che la recitazione approssimativa dei non attori pasoliniani non la tollero (la magnani, invece, che regina).

Rin_ ha detto...

sweety! La cicca ci parlava della franzoni e poi diceva "ah, come medea", inoltre associava erika a elettra. Solo che erika era figlia di un nuovo mondo dissoluto. Infine farfugliava della ubris e delle torri gemelle.

Smy ha detto...

Mah, io so solo che quando qualcuno chiedeva chi fosse sta Medea o sta Elettra lei rispondeva "ragazzi, non vi potete imparare le pappardelle!"