16 maggio 2009

il Libro d'oro? Leggevo troppo Andersen e i Grimm da piccolo.

Mia madre mi ha Fatto trovare, al mio ritorno a casa, una favola che avevo scritto a 7 anni (visto che io mi lamento sempre dei bambini di quella età, cercava di intenerirmi verso la perduta infanzia). A quanto pare, avevo deciso di scrivere una raccolta di fiabe e favole originali intitolata "Il Libro D' oro", e la prima che avevo battuto a macchina (come mi piaceva Fare un tempo, con l'inchiostro che sporcava..) si chiamava "Un cappello e tanti dispiaceri". L'allegrezza è sempre stata un mio marchio di fabbrica.
Racconta di un bambino che abitava "in una casa in montagna, dove si vedono le Alpi. Era una grandissima casa di legno, con due piani, molto abitevole. Un dì mio padre si trasferì a Venezia, in un quartiere molto ricco, e ogni giorno gli chiedevo 'Papà si torna a casa nostra?'. Ma a lui non interessava, gli piaceva quella casa e rispondeva con tono secco 'Ma perchè? Si sta tanto bene qua!'. E ogni giorno diceva che aveva trovato un lavoro, che frequentava tipi ricchissimi.. Io non avevo punti amici e mi sentivo solo, mentre con gli amici di montagna mi divertivo un sacco! Facevamo gite in bicicletta, pesca sul fiume.. Ora tutto è finito, perchè anche i miei familiari sono condizionati dal babbo. Poi, per incanto il babbo fu licenziato". In breve: la famiglia ritorna in montagna, il bimbo ritrova "un vecchio cappello rotto, ma bello! Aveva una seta verde a quadrettini. Io avevo tanta voglia di metterlo e provai a ricucirlo. C'è voluto molto tempo e non bastava la stoffa, quindi l'ho cercata nel bosco. La mamma mi diceva sempre che un uomo lasciava lì i pezzi di stoffa che gli avanzavano, dopo aver cucito per la madre che sentiva freddo. Corsi tanto che non sentii neanche le gambe, e col fiato sospeso arrivai in una buca dove scivolai ecc.. grosso albero rugoso..ecc... [deliri vari] .. quel pendio sembrava un'enorme cascata che mi travolgeva, un'enorme onda. Poi, qualcuno mi tirò fuori e mi ricoprì con stoffa a quadretti verdi. Era l'uomo, e risvegliatomi mi dette la stoffa a cui tenevo tanto. Arrivato a casa, con fretta cucii il cappello: era diventato davvero più bello. Andai a farlo vedere ai miei amici, ma non trovai nessuno. Vidi però per la strada un vecchio, e gli posi la domanda se sapesse dove erano andati. Il vecchio rispose 'sono andati a Venezia a cercare un amico, poi mi è giunta lettera che non torneranno mai più'. Ora mi sentivo più solo che mai."

Che fiaba truce. Ovviamente è orrenda, però caspita, scrivevo frasi astruse come adesso e tanti errori, ma mai un "facieva". Sono convinto che nella mia mente giovanile il bimbo e l'uomo erano la stessa Persona (e il vecchio, no?).

4 commenti:

Smy ha detto...

Santo cielo.

conchi ha detto...

e qui ci vuole un frase di Totò:
SONZOGNO O TISCORDI????
....Ma è bbbbellissima questa favola truce...

SerialLicker ha detto...

a sette anni? sei un assoluto genio
(e se adesso non mi scrivi un "cronachedelperdutoamore" ti mando dieci bambini impossibili insieme...)

Rin_ ha detto...

da piccolino ero bravino.. scrivevo gialli con morti truci, favole nere o storie alla santa barbara. Poi ho perso del tutto ispirazione e bravura con l'andare del tempo. Eheh